Cambiamenti climatici, politica senza parole

Foto di Mario da Pixabay
Abbiamo assistito in questi giorni a scene di incendi devastanti che hanno colpito il Mezzogiorno d’Italia, tra cui in nostro amato Gargano e la splendida Palermo. E mentre al sud irrompevano le fiamme, a nord i cicloni.
Reduci da dieci giorni di afa e caldo a temperature record, abbiamo visto le ardenti fiamme circondare le nostre città e provocare danni a natura, case e persone.
Le fiamme hanno circondato alcuni luoghi del mio cuore, l’hotel Gargano di Vieste, dove ho trascorso gli anni più belli della mia infanzia con la mia famiglia e dove ancora oggi, spesso, trascorro giorni di “evasione” per ritrovare la tranquillità. E Palermo, letteralmente avvolta dalle fiamme, una città che amo.
La mia mente è andata verso “Il Gattopardo”, capolavoro letterario di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il cui racconto storico è caratterizzato dal clima nella Sicilia del 1860, dove l’anelito di cambiamento e di unità dei giovani siciliani arruolati ai garibaldini era appesantito anche dalla torrida estate siciliana.
“Il sole si rivelava come l’autentico sovrano della Sicilia: il sole violento e sfacciato, il sole narcotizzante anche, che annullava le volontà singole e manteneva ogni cosa in una immobilità servile.
Mai un albero, mai una goccia d’acqua: sole e polverone.
Il lamento delle cicale riempiva il cielo; era come il rantolo della Sicilia arsa che alla fine di agosto aspetta invano la pioggia”.
E, lasciando la poesia – che pur sempre serve a superare certi momenti – è doveroso affrontare il tema principale.
Da che mondo è mondo la Terra e la vita sul nostro pianeta sono condizionate dai cambiamenti climatici. Tuttavia il riscaldamento climatico globale collegato alla questione dell’ambiente è diventato il tema caldo di questi giorni, anzi quello più bollente.
Ormai da decenni la comunità scientifica, anche avvalendosi di modelli matematici sempre più accurati, ha descritto come il clima del Pianeta stia cambiando in modo preoccupante e come le responsabilità di questi cambiamenti sia delle attività umane, a cominciare dall’uso massiccio dei combustibili fossili.
Oggi siamo di fronte a fenomeni climatici sempre più estremi, frequenti e devastanti. Molte specie stanno tentando di reagire al cambiamento: alcuni uccelli migratori stanno cambiando periodi di arrivo e di partenza anno dopo anno, le fioriture stanno anticipando, le specie montane si spingono, finché possono, in alta quota. Ma tutto questo ha un prezzo.
Ormai nessuno ha più dubbi sul fatto che siano in atto importanti mutazioni nel clima del Pianeta e sulla nostra responsabilità.
L’estate del 2022 è stata la più calda della storia in Europa (vedremo i dati di quella in corso). Il mese di luglio ha fatto registrare 2,26 gradi centigradi in più rispetto alla media italiana dal 1800, anno da cui si registrano i dati.
Le misurazioni strumentali, la frequenza e la violenza di eventi climatici che stiamo osservando, i cambiamenti nei comportamenti, nelle abitudini migratorie e riproduttive di molte specie animali e vegetali lasciano poco spazio a interpretazioni: la crisi climatica è ormai un dato di fatto.
La comunità scientifica è ormai unanime nell’indicare le attività umane quali responsabili della crisi climatica, in particolare a causa dell’aumento dei gas serra immessi nell’atmosfera. La concentrazione di gas serra nell’atmosfera ha raggiunto livelli record: l’anidride carbonica è aumentata di quasi il 150% rispetto ai livelli preindustriali, il metano del 262% e il protossido di azoto del 123% rispetto ai livelli preindustriali.
La concentrazione della CO2 in atmosfera viene misurata dal Mauna Loa Center del NOAA americano: nel maggio 2022 la media era stata di 420,99 parti per milione, una concentrazione che non si registra da almeno 650 mila anni, ma probabilmente da molto prima.
La concentrazione di CO2 provoca l’innalzamento globale della temperatura che a sua volta rende sempre più frequenti fenomeni di inondazioni, siccità, dissesto idrogeologico, diffusione di malattie, crisi dei sistemi agricoli, crisi idrica e estinzione di specie animali e vegetali. Non possiamo più attendere, dobbiamo invertire la rotta.
Ho ascoltato con attenzione i dibattiti in TV sul delicato tema.
L’Italia – come gli altri stati dell’Ue – ha assunto l’impegno di fare dell’Unione europea il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Ma che ne è di questo impegno politico? Quanto sono attenti i partiti o i movimenti ai cambiamenti climatici? Per dare una risposta, l’Italian Climate NetworkLink, una Onlus nata per affrontare la crisi climatica e assicurare all’Italia un futuro sostenibile, ha chiesto a 20 scienziati italiani di valutare i partiti politici e la loro attenzione per il clima, a partire dai programmi elettorali.
Dalle valutazioni degli scienziati emerge il seguente risultato: l’Alleanza Verdi e Sinistra con 9,3 punti e Partito Democratico con 8,6 punti risultano essere le forze politiche che complessivamente hanno il più alto indice di impegno climatico. Risultano, invece, all’ultimo posto la coalizione Fratelli d’Italia + Lega Salvini + Forza Italia + Noi moderati (che hanno depositato al Ministero un unico programma di coalizione) con un punteggio di 4,1, il più basso di tutti.
Per combattere il cambiamento climatico e assicurare un futuro al Pianeta e alle persone bisogna raggiungere una nuova impostazione dell’economia, sostenibile, equa e non fondata sul carbonio di origine fossile entro il 2050, in grado di resistere a quel livello di cambiamento climatico che non siamo più in grado di evitare.
La politica deve assumere un impegno serio e concreto in tal senso, non solo come scrittura di programma elettorale che poi, nell’operatività, da tema imprescindibile diventa tema secondario.
Deve essere trattato come uno dei temi principali insieme a quello del lavoro, perché è il tema che riguarda il futuro del nostro Pianeta e delle nostre vite.
Il cambiamento climatico è reale. La sfida è avvincente. E più a lungo aspettiamo, più difficile sarà risolvere il problema.
Intanto il cambiamento comincia dai nostri piccoli gesti quotidiani. Non manchiamo di rispetto agli atri e alla natura.




