Il coraggio di Aisia, la ragazza vittima della violenza di gruppo

3 novembre 2023
Martedì scorso ho seguito la lunga e toccante intervista di Nunzia De Girolamo ad Asia, la ragazza vittima della violenza di gruppo a Palermo.
Per la prima volta a volto scoperto, bella con i suoi grandi occhi scuri.
È stato un momento profondo, durante il quale sono stata coinvolta e avrei voluto essere al posto della conduttrice.
“Io mi fidavo di Angelo, si dimostrava dolce con me, non lo potevo pensare minimamente. Gli avevo raccontato tutta la mia vita, di mia madre malata di sclerosi multipla che se n’è andata quando avevo 14 anni, di mio padre violento, del ragazzo che mi aveva abbandonata e di un altro che mi alzava le mani. Lui mi diceva che non mi avrebbe mai abbandonata né mi avrebbe mai fatto del male, che mi avrebbe trattata da principessa”.
La ragazza ha affrontato anche il tema dei messaggi negativi e taglienti sui social che la colpiscono in pieno quando si sente più triste, più debole. La conseguenza di comportamenti così irresponsabili delle persone è stato il pensiero anche a gesti estremi, provando a farla finita.
Quando si sente più forte, invece, pensa semplicemente che la gente sia ignorante e che non riesca a capire la sua vita perché non ha indossato le “sue scarpe” e quindi non può cogliere realmente chi è, la sua storia.
Messaggi che fanno rabbia, come se dessero il consenso ai maschi di fare certe cose solo perché vedono qualcosa di provocatorio, dando adito a istinti animaleschi. Le stesse mamme dei ragazzi che hanno commesso lo stupro tendono a giustificare i propri figli, immaginando che una donna che indossa una minigonna sia la vera causa di tanta inciviltà.
Nella lunga intervista ha ripercorso quell’orribile notte: “Quando ci siamo diretti verso il Foro Italico, mi sentivo le gambe mollissime, cercavo di fare segnali per cercare di far capire, di farmi aiutare. C’era un sacco di gente che mi vedeva ma nessuno si è chiesto perché mi stessero toccando, tenendo, perché fossero così tanti dietro di me. Nessuno si è fermato. Mi ricordo la torcia puntata di Angelo che mi filmava con il cellulare, i dolori, i calci. Chiedevo ai ragazzi di smetterla e lui rideva”.
Asia ha parlato con coraggio e ha voluto rimettere la sua vita al centro. Una vita resa dura già dal destino, quel destino che l’ha vista figlia di un padre violento e che le ha strappato una mamma a soli 14 anni. Mentre parlava pensavo a quante cose spesso diamo per scontato: mio padre, la sua onestà morale e le sue attenzioni sono sempre stati la mia forza, che spesso mi hanno fatto avere difficoltà a trovare un uomo migliore di lui. Mia madre, autonoma, felice e stimata da suo marito mi hanno fatto essere serena e sicura di me. Tutto facile dunque per me. E quante ragazze subiscono le stesse sofferenze di Asia, quante di loro non hanno un padre di cui essere orgogliose come modello di riferimento?
Asia è stata coraggiosa perché ha sfidato la cattiveria della gente. Non è facile parlare quando qualcuno ti punta il dito contro e tenta di farti vergognare per qualcosa di cui non si hanno colpe.
“Sono qui perché in quello in cui uno crede ci si mette la faccia. E io credo in ciò che sono, perché non ho la minima colpa, non ho sbagliato. È giusto così. Alle persone che mi criticano dico che mi fanno schifo, perché un uomo che ha cento donne viene apprezzato, mentre le ragazze se hanno cento uomini devono stare per forza con il centunesimo anche se non vogliono, e comunque vengono sempre giudicate delle ‘poco di buono’. Non sono libere di avere la propria intimità, o sono costrette ad averne con tutti”.
Asia, con gli occhi che diventano sempre più grandi mentre dice la sua verità, Asia che nonostante tutto pensa al futuro e coltiva nuovi sogni, aggiunge orgogliosa “Voglio un lavoro per essere autonoma, vorrei iscrivermi all’università e studiare psicologia per capire questi casi. Quello che mi manca di più? Avere qualcuno che quando piango mi abbracci”.
Ancora adesso, mentre scrivo, mi vengono la pelle d’oca e gli occhi lucidi. Asia ha dei sogni, esattamente come me e le mie amiche alla sua età. Nunzia De Girolamo l’abbraccia e le dimostra che non è sola.
Cosa possiamo fare per queste ragazze? Come possiamo far cambiare il corso delle cose? Come possiamo trasformare la loro paura in orgoglio?
Una donna autonoma può superare certi ostacoli, non sentirsi mai inferiore al proprio compagno e ricevere la sua stima. Perché questa società è ancora troppo maschilista. All’interno di tanti organismi assistiamo alla presa di potere del maschio forte che dice alla donna di stare zitta. Usciamo fuori da certi meccanismi e non abbiamo paura.
Non smetterò mai di dirlo, bisogna essere libere per essere felici.
Spero che il coraggio di Asia abbia aiutato tante donne a uscire dalla propria gabbia della paura. Si può cambiare il corso delle cose.
Ma le prime a dover prendere il coraggio di farlo dobbiamo essere noi, che abbiamo avuto un percorso più facile, devono essere le donne che ci rappresentano alle istituzioni, quelle che abbiamo votato, a sentire il dovere e l’orgoglio di mettere in funzione provvedimenti seri ed efficaci. Ma soprattutto bisogna cambiare la mentalità di un sistema sociale in cui la donna viene sempre dopo l’uomo in una gerarchia di potere che non ha senso. Le prime a fare il passo in avanti dobbiamo essere noi, come hanno fatto il secolo scorse le nostre madri costituenti. Riprendiamo quel percorso seriamente senza più temere il maschio forte.
Ad Asia voglio rivolgere il mio grazie per il suo insegnamento e un grande in bocca al lupo per il suo percorso di vita, sperando che l’orgoglio di quella sera non sbiadisca mai!
Traccia la strada più bella per realizzare la tua vite dandole un senso da donna libera.




