La bella storia che parla di Napoli e del Napoli

27 maggio 2023
Il mondo del calcio ha qualcosa da raccontare sul nostro Mezzogiorno. Una storia bella che riguarda una città meravigliosa: Napoli.
Qualche mese fa ho trascorso un bellissimo weekend nella città partenopea. Nonostante la pioggia incessante, ne ho assaporato tutto il sapore, la sua vena poetica, il suo calore e il suo coraggio.
Tra i vicoli di via Toledo e per tutto il resto della città il colore dominante era l’azzurro. Straripando gli argini dell’innata scaramanzia del popolo partenopeo, erano stati stesi scudetti e fascioni tricolore di cartone in ogni stradina. Un vero e proprio “sabato del villaggio” in attesa del dì di festa, come l’avrebbe definito Leopardi che proprio a Napoli visse i suoi anni più belli.
Allo stadio Maradona la stessa cosa, ho assistito alla partita Napoli – Verona. Dagli spalti cori ed entusiasmi di chi, dopo tanti anni, voleva riassaporare il gusto della vittoria.
Al ritorno verso l’albergo, ho fatto una chiacchierata con il tassista promettendogli che avrei scritto un bel pezzo sulla sua squadra del cuore.
Insomma, ogni angolo della città era mono-argomento: Napoli e il suo scudetto.
Adesso possiamo dirlo: il Napoli è Campione d’Italia. I festeggiamenti dopo il pareggio con l’Udinese hanno illuminato una notte attesa 33 anni, durante i quali più generazioni si sono unite sotto l’ombrello ampio dell’identità e della comunità, due capisaldi dello sport e del tifo.
Dell’esistenza di questo pezzo saranno sorpresi gli scettici del pallone, che considerano il calcio una mera espressione della massima latina panem et circences, quindi anestetizzante per il popolo nelle mani delle istituzioni; tuttavia il calcio non aliena, al massimo ingloba. L’occhio attento scorge nel calcio la politica, le questioni sociali o l’eredità culturale. L’occhio attento scorge nel calcio, e in generale nello sport di squadra, il senso di comunità, un valore sempre più bistrattato nella società contemporanea plasmata su modelli individualistici.
Non è un fatto banale, perché questa vittoria rappresenta il riscatto del Sud, di un Mezzogiorno ancorato a troppi ostacoli e a narrazioni devianti. Il riscatto di un pezzo d’Italia che vuole emergere per le cose belle, per la sua gente, per i suoi professionisti, per il suo ingegno, per le sue risorse.
I napoletani vedono nel Napoli la proiezione dell’acquiescente questione meridionale, dei pregiudizi graffianti, del razzismo con cui l’Italia non ha mai realmente fatto i conti. La geografia sociale insegna che più cresce la discriminazione esterna e più una comunità si stringe intorno a un perno, che può essere culturale – si pensi alla persistenza della memoria nei confronti di Totò, Eduardo de Filippo, Massimo Troisi o Pino Daniele -, storico, geografico e anche sportivo. La presenza del calcio in quest’elenco non può e non deve stupire, poiché come il ricordo del mito di Partenope o della cacciata dell’occupante nazista durante le famose 4 Giornate provocano orgoglio nella popolazione napoletana, anche l’esperienza calcistica non può esimersi da tale reazione chimica.
Ritorna il «noi giochiamo contro tutti quanti» di Maradona pronunciato nel 1987 dopo la sconfitta con la Fiorentina. Una frase assimilata nel tempo, assorbita e penetrata a suon di striscioni razzisti (si pensi al “Benvenuti in Italia” dei supporters dell’Hellas Verona) e comunicati di curve varie (tra tutte bergamasche e friulane) che in occasione dell’imminente festa scudetto hanno “invitato” i tifosi partenopei “ospiti” delle loro città a non celebrare la vittoria in strada per evitare conseguenze. A ciò si aggiungono poi le mancate politiche attive capaci di valorizzare il territorio ed evitare l’esodo di cervelli o l’esaurimento di quelli che decidono di restare.
Dall’unità d’Italia ad oggi abbiamo lasciato aperte troppe questioni. Allora il calcio e Napoli ci stanno ricordando che noi meridionali possiamo dare di più ed essere molto di più.
La sinergia tra il calcio e la città è così forte a Napoli che i rispettivi periodi di luce e di buio vanno di pari passo.
Così accade che lo scudetto 2022/2023 arriva in un periodo particolare per la città partenopea, al centro di un vero e proprio rilancio, per non dire riscatto, socio-culturale, che si manifesta attraverso la massiccia produzione teatrale e cinematografica, l’interessamento musicale o il boom di turisti che settimana dopo settimana fanno registrare nuovi record ai botteghini dei siti culturali.
La città di Napoli cresce a ritmo costante: la velocità con cui aumentano le imprese e gli investimenti nel capoluogo campano impressiona gli statisti. Le percentuali e i numeri parlano molto chiaro: in Campania la risalita è al suo apice, con boom di settori quali il turismo e l’industria. Le imprese riprendono a investire e a utilizzare gli incentivi disponibili.
Il sole 24ore ha lanciato i dati più aggiornati divulgando che il turismo è il fattore trainante in grado di attivare molte filiere produttive come agroalimentare, moda e abbigliamento, ma che anche l’export dimostra una crescita molto positiva.
Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha ottenuto i soldi del Patto per Napoli e l’approvazione di numerosi progetti del Pnrr (dei quali è stato già certificato il 64% della spesa). De Luca e Manfredi si oppongono all’autonomia differenziata, considerata un grave pericolo. Soprattutto per la Campania e per Napoli, proprio ora che si sente aria di primavera.
La vittoria di Napoli, sportiva ed economica, incoraggia tutto il Sud che è ricco di città e luoghi bellissimi e pieni di risorse che possono ambire allo stesso traguardo.
Sostenere l’assenza di problemi vorrebbe dire non essere intellettualmente onesti; discutere sulle radici di tali asperità significa invece mettere in moto il ragionamento critico. Una riflessione politica per il Mezzogiorno con un’identità politica chiara che non lo releghi più su un piano secondario.
Il sud siamo noi e i nostri sentimenti. Sono i sogni di chi vuoi amare la sua terra da vicino e non essere costretto a partire.
Napoli e i suoi risultati ci dimostrano che per vincere bisogna avere la sua stessa caparbietà, il sentimento di comunità e tramandare un’identità che anteponga la bellezza al risultato, l’insieme al singolo, l’aiuto all’indifferenza.
Uniti e onesti potremo ambire a questo percorso virtuoso, e allora sì che tutto il Sud potrà vincere il suo scudetto: quello del riscatto economico – sociale.




